Da organizzazione a comunità di destino
Uno degli elementi più evidenti della nostra epoca è la straordinaria accelerazione del processo di individualizzazione. Fino a solo poche decine di anni fa nel mondo cosiddetto ‘sviluppato’ era normale che le vite e le scelte delle singole persone venissero fortemente condizionate da fattori sovraindividuali come la Patria, la Tradizione, la Religione, il Partito. Oggi come oggi consideriamo una bizzarria che dalle nostre parti avvenga ancora qualcosa del genere, tanto che la stessa Famiglia, come elemento esterno regolatore delle scelte individuali, è a sua volta in fortissima crisi. Un secondo aspetto dello stesso processo è la crescente difficoltà ad andare d’accordo, in qualunque contesto.
Dietro a questa fenomenologia non priva di risvolti preoccupanti possiamo leggere un processo in realtà ‘positivo’: l’affrancamento dell’individuo da qualunque sistema normativo esterno, verso la conquista di una capacità di autodeterminarsi, quindi verso la libertà. Certo è che ciò che cade sotto i nostri occhi oggi rischia di scoraggiare: viene molto in evidenza una specie di egoismo sfrenato e selvaggio, a livello sia individuale che di gruppi.
L’effetto di questo fenomeno nelle organizzazioni è una crescente difficoltà nel ‘gestire’ le persone. L’organizzazione costituisce una interfaccia tra l’individuo e il mondo: è l’organizzazione che gli dà da vivere ed è nell’organizzazione che ha l’occasione per esprimere i propri talenti. Naturale che proprio all’interno dell’organizzazione si manifestino con virulenza tutti gli effetti delle frizioni e frustrazioni che nascono nel rapporto tra soggetto e mondo.
Il soggetto che si individualizza si vive interiormente come sempre più separato dal mondo, mentre esteriormente sono ormai rari i momenti della vita in cui non si è inseriti in processi di qualche organizzazione. La qualità della vita dell’essere umano, quindi potremmo dire anche la sua felicità, già oggi dipende fortemente e sempre più in futuro dipenderà dalla qualità delle relazioni all’interno delle organizzazioni.
Le organizzazioni esistono in nome di uno scopo esterno, a differenza delle aggregazioni che trovano il proprio fine in se stesse, come la famiglia. La reale conformazione dei processi dell’organizzazione a ciò che serve per raggiungere i suoi scopi è la chiave. Ma è evidente quanto l’applicazione di questo principio trovi forti ostacoli sul piano delle relazioni, dei comportamenti e degli atteggiamenti individuali.
L’organizzazione per l’individuo costituisce, in misura sempre maggiore, il contesto in cui può compiersi una parte importante della sua evoluzione come essere umano.
Esiste la concreta opportunità di cambiare il modo in cui si guarda ai colleghi, ai capi, ai clienti: non più come a rapporti in qualche modo ‘forzati’ ma invece come ad una vera comunità di destino i cui membri possono aiutarsi vicendevolmente nei loro cammini di sviluppo, ricercando continuamente il senso profondo di ciò che accade.